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È opinione diffusa che nel 1508 Leonardo da Vinci sia stato il primo a descrivere un sistema per correggere i difetti di rifrazione usando un dispositivo pieno di acqua a contatto con l'occhio: il precursore delle lenti a contatto. Essendo io toscano e avendo studiato ottica e optometria a Vinci, dove ho imparato la scienza delle lenti a contatto, mi piacerebbe fosse vero, ma, purtroppo, le cose non stanno proprio così. L’equivoco dell’attribuzione a Leonardo di questa straordinaria invenzione, che doveva aspettare altri tre secoli, è relativamente recente e nasce dall’interpretazione sbagliata da parte di Hofstetter e Graham (1953) di uno schizzo di Leonardo che sembra proprio una lente a contatto: una semisfera di vetro riempita di acqua con una persona che ci immerge la testa. Da allora, diversi autori hanno contribuito a diffondere questa opinione, purtroppo senza verificare le fonti. In realtà, negli appunti del codice D, Leonardo non stava studiando la funzione ottica della cornea e non conosceva la rifrazione, ma cercava di capire se c’era qualche riflessione che raddrizzasse le immagini all’interno dell’occhio. Aveva capito che l’occhio si comportava come una camera oscura e, in quanto tale, produceva delle immagini capovolte del mondo esterno, quindi, secondo lui, ci doveva essere qualcosa all’interno dell’occhio stesso che le raddrizzasse per riflessione. Quel disegno rappresenta uno specchio. Aveva pensato a tre versioni di specchi curvi per fare la prova sperimentale del raddrizzamento dell'immagine, tutti e tre disegnati nello stesso foglio. Altri autori hanno già descritto lo sbaglio d’interpretazione, ma la propagazione dell’errore sta continuando ancora oggi. Durante la nostra relazione presenteremo e analizzeremo le parti in questione del codice originale di Leonardo, di cui possediamo una copia anastatica.